venerdì 1 marzo 2024

Ated Digital Night: i talenti che rivoluzionano il mondo digitale con Marco Camisani Calzolari

Ated Digital Night: i talenti che rivoluzionano il mondo con Marco Camisani Calzolari. Che dire: un'altra serata indovinata con un ospite di eccezione!


Lugano, Asilo Ciani - 29 febbraio 2024. Nella serata di ieri si è aperto, presso quella cornice storica dell'ex-Asilo Ciani di Lugano, la prima edizione 2024 delle Digital Night, un format collaudato di Ated-Associazione Ticinese Evoluzione Digitale che promuove i talenti e coloro i quali avvicinano il digitale al grande pubblico. Questa serata è iniziata con un grande divulgatore scientifico: Marco Camisani Calzolari che, per molti, è un volto noto di "Striscia la notizia" nella sua rubrica di inviato del mondo digitale. Lavora nel mondo digitale da oltre 30 anni. Insegna Comunicazione all’Università (membro del board del Global Online MBA e titolare della cattedra in Digital Communication) ed è autore di diversi saggi sul marketing e la comunicazione digitale. Dagli anni 90 divulga cultura digitale attraverso i mass media. Nel suo ruolo di consulente digitale, affronta temi legati alla tecnologia, dei social network, dei videogiochi e dell'innovazione digitale.

In una sala gremita con più di un centinaio di persone, la serata è iniziata con un interessante monologo che, tramite delle slide, ci ha fatto percorrere tutti gli aspetti del mondo digitale che, come dice Marco Camisani-Calzolari "è ovunque". Sono stati toccati tutti gli aspetti e la presenza del digitale, dallo smartphone che ci accompagna ogni giorno, ai device che ci connettono con servizi e altro. Non meno importante il tema "scottante" e più che mai della Cybersicurezza e della scarsa coscienza, per molti, dell'importanza della privacy e del corretto uso delle password e della facilità con cui esse sono violate, soprattutto per i semplici cittadini. Rispetto al tema generale che ha toccato anche la realtà aumentata/virtuale e l'impatto dell'IA, mi ha colpito molto la sua attenzione nel sottolineare che oggi non è sufficiente padroneggiare e conoscere le tecnologie digitali. La conseguenza immediata sia nel mondo del lavoro che nella quotidianità, è lo sviluppo e la necessità di nuove soft skills. Competenze personali che toccano la sfera del nostro "saper essere" piuttosto che del necessario "saper fare". Caratteristiche personali specifiche sempre più richieste anche nel mondo del lavoro che profilano le persone con le loro capacità di interagire con gli altri, di dimostrare flessibilità e adattabilità in un mondo professionale che cambia velocemente.

Come sempre, avvincente l'intervista incrociata con
 Simona Miele ed il vicepresidente di Ated, Luca Mauriello che, attraverso il Wordwall, sono andati a solleticare e toccare alcuni aspetti personali della vita professionale di Marco Camisani Calzolari.

La serata si è conclusa con la premiazione della targa "ated DIGITAL NIGHT - I talenti che rivoluzionano il mondo digitale” da parte di Cristina Giotto, Presidente e Direttore di ated e il Vice Presidente Luca Mauriello. Un riconoscimento dell'associazione alle persone che contribuiscono a divulgare e informare tutto quel che ruota intorno al mondo digitale che, come detto, rappresenta e coinvolge la nostra quotidianità.

Complimenti, ancora una volta, ad Ated-Associazione Ticinese Evoluzione Digitale che con il vice Presidente Luca Mauriello e la Presidente Cristina Giotto Boggia e tutto lo staff, hanno saputo organizzare un momento irripetibile di condivisione del mondo tecnologico con esperti affermati che sono entrati e calati nella nostra realtà ticinese. Davvero sempre molto singolare il confronto sul piano dei "ticinesismi" che spiazzano gli interlocutori esterni che si ritrovano ad esclamare "... ma come parlate!" Un altro modo che dimostra come la comunicazione resta importante a maggior ragione quando poi è mediata dalla tecnologia. Complimenti per la magistrale serata!

venerdì 6 ottobre 2023

ATED Innovation Day - il giorno del riscatto tecnologico

Prima edizione del Project Innovation Speed Date per la promozione di progetti digitali innovativi in Ticino.

Lugano, 5 ottobre 2023 - In una cornice storica ed emblematica per la Città di Lugano, l'Asilo Ciani, si è tenuta la prima edizione del #ProjectInnovationDay, fortemente voluta da Ated-Associazione Ticinese Evoluzione Digitale per promuovere e confermare la vocazione di un'associazione radicata nel territorio ma con uno sguardo verso il futuro, sull'integrazione e lo sviluppo di tecnologie digitali a beneficio di tutti e tutte, soprattutto con tatto e sensibilità all'insegna dell'inclusione sociale.
Descrivere la giornata non è semplice perché ricca di sensazioni e di grande energia. La struttura dell’Asilo Ciani – edificato nel 1892 come asilo di carità per fanciulli figli di famiglie in difficoltà, nella sua austerità, seppur ristrutturata e trasformata in una moderna struttura adatta a seminari ed eventi, mi ha fatto fare un balzo nel tempo.

Quanti fanciulli e fanciulle a fine secolo scorso, correndo e saltando hanno disegnato ed immaginato il loro futuro? Soprattutto se pensiamo alla destinazione e favorire l’inclusione di bambini in difficoltà ed ai margini di una società in piena trasformazione. Se pensiamo che poco dopo, nel 1897, Guglielmo Marconi brevettava la radio: meraviglia tecnologica all’epoca!
Ecco, l’inclusione in chiave moderna, grazie alla tecnologia, è emersa nella forza di gran parte dei progetti presentati a favore ed a supporto di ipovedenti, ipoacusia, giovani adulti con disabilità, fino ad un progetto educativo/formativo sul cyberbullismo e altro. Come diceva l’economista Ernesto Sirolli, in sala, tutti i progetti giunti allo speed date, meritano di essere sostenuti perché frutto di idee e passione di ogni concorrente che ha presentato il proprio progetto imprenditoriale. Proprio perché per ogni persona che ha scommesso nel suo progetto, c’è la logica del termine “Intra + prehendo”, letteralmente “prendere dentro”, quindi “abbracciare un qualcosa, un’idea” se pensiamo all’etimologia e all’origine latina del termine imprenditore, come ci ha spiegato Sirolli, il senso del “primo tra altri che intravede un’opportunità” ed è una qualità dello spirito che non ha niente a che fare con gli affari.
La forza di una grande energia in sala, è continuato con il format ormai consolidato dell’intervista con l’ospite d’onore,
l’economista Ernesto Sirolli appunto, condotto magistralmente da Luca Mauriello e Simona Miele che ha “tenuto botta” ad un ospite che ha mandato in crisi un giornalista del calibro di Fabio Fazio. Chi si aspettava il classico TEDx, si è trovato di fronte un’ospite raffinato che si divertiva a giocare ad indovinare i “ticinesismi” e che con linguaggio semplice e disarmante ha spiegato la “Trinità del Management” e la necessità di creare, a livello imprenditoriale, un team affiatato dove ognuno sa far benissimo la propria parte.
In un clima, quasi da stadio condotta magistralmente da Luca Mauriello con una tromba, è seguita una mobilitazione generale di oltre cento presenti in sala che, nella logica dello speed-date, hanno avuto modo di ascoltare in 10 minuti i sei finalisti del #Projectinnovation a cui tutti hanno contribuito a dare un voto che è stato poi sommato a quello della giuria. Un simpatico delirio generale e di ansia che mostravano i vari autori di progetto che si sono prodigati a presentare la loro idea di innovazione tecnologica. Mi ha stupito molto il livello di professionalità, di concretezza di ogni singolo progetto e, soprattutto, la passione con cui ognuno presentava la propria idea imprenditoriale.
Di nuovo sul palco Cristina Giotto Boggia e Luca Mauriello, complici e commossi, a consegnare il premio al vincitore in un’ambiente di grande festa e piacevole.

Spente le luci del palco, mentre i presenti si ritrovavano in una sala adiacente per un momento conviviale, ecco che vedo di nuovo Presidente e vice-Presidente che, dismessi gli abiti della festa, erano già attivi con gli altri membri del Comitato, a smontare gli impianti e smantellare l’infrastruttura.
Ho lasciato la sala con un gran senso di appartenenza ad un gruppo affiatato, quello di Ated-Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, dove davvero vedi persone normali, come Cristina e Luca, che fanno cose speciali.

Quelle cose speciali che in chiave di sviluppo digitale e di innovazione, sponsorizzati da un’associazione locale in Ticino, ATED appunto, può assumere una valenza globale nella logica dell’inclusione, dell’accessibilità e della sostenibilità a partire dal livello Cantonale. Grazie ATED!

#innovazionedigitale #ProjectInnovationDay

giovedì 24 novembre 2022

DIGITAL NIGHT – I talenti che rivoluzionano il mondo digitale

I talenti nell'era digitale


Resort Collina d’Oro - 24 novembre 2022. Si è tenuta, ieri sera, un interessante incontro divulgativo e scientifico, organizzata da ATED ICT Ticino e Formati Academy, con Fabio Viola, quarantaduenne laureato in archeologia e che da anni esercita la professione di “Metaverse e videogame designer” nonché curatore di mostre museali digitali. E altro ancora… in poche parole un talento nell’era digitale. 

Serata magistralmente condotta da Luca Mauriello, vice Presidente di Ated, ha subito impostato un dialogo con Fabio Viola partendo da un word cloud da cui sono emerse delle parole chiave sul tema del digitale e sulle implicazioni che esso esercita nel nostro vivere quotidiano. 

Emerge da subito il tema della gamification in tutte le sue sfaccettature. È vero che il termine rappresenta la radice del gioco ma non solo pensato in senso ludico. In un secolo dove i giovani vogliono “fare le cose” ci si impegna anche passando dal gioco, inteso come una modalità e disciplina orizzontale per progettare l’esperienza. È un approccio che coinvolge le persone perché se faccio qualcosa, allora imparo. Come ha ben rappresentato il pedagogista Edgar Dale nel cono dell’apprendimento. Fabio ci porta svariati esempi di questa metodologia, dove, per esempio, persino gli operai della Fiat passano da giochi strutturati in ambito digitale per apprendere metodologie di lavoro innovative. Per questo motivo, a suo avviso, la scuola oggi ha ancora un approccio ed un modello novecentesco. 

Non ama essere definito un “professore universitario” ed ha passato metà della sua vita giocando e l’altra metà facendo giocare gli altri. Tocca il tema della passione come motore trainante anche in ambito lavorativo e ci spiega come il gioco, oppure una formazione giocata, può incentivare i giovani ad esprimere la propria creatività nel mondo reale. Interessante spunto sulle ricerche mondiali sul gioco pensato come medicina e ci spiega che esiste già il “farmaco digitale” o le così dette terapie digitali. Il gioco, in sintesi è un bisogno sia per i giovani che gli adulti. Le statistiche, in tal senso, lo evidenziano in modo chiaro, soprattutto quelle legate all’incremento del gioco digitale tra gli anziani. Scaturisce una riflessione interessante dove il dialogo tra generazioni passa attraverso il gioco. Creare un gioco, passando dallo storytelling, ha permesso a Fabio di progettare percorsi museali in Italia, usando il video gioco come storia da raccontare e riversarla sui visitatori come esperienza immersiva. Stesso principio quando si vuole far conoscere le città ad un turista passando dal gioco, così come è già stato realizzato in diverse città. 



La serata si è conclusa in un clima cordiale, con molte domande aperte ed interessanti spunti d riflessione. Toccati molti aspetti concreti come le città del futuro e come si esprime oggi la formazione a tutti i livelli con un approccio sempre più mediato dalla tecnologia. 

Di Fabio, indubbiamente un talento, mi ha colpito molto su come è riuscito nella sua vita ad abbinare l’elemento dell’archeologia passione per il mondo antico, con la tecnologia passione per l’innovazione e la tecnica. Entrambi i termini legati dal “lògos” cioè dal discorso o studio e perché no, dalla passione per il gioco. 


Paolo Vendola

martedì 31 dicembre 2019

“Buon vento e mare calmo!”

"Quando la professione ti porta ad altre mete..." 

Camorino, dicembre 2019 – Mi ritrovo, oggi a fine del 2019, a scrivere un mio pensiero da condividere in questo “nostro spazio social” dopo gli ultimi giorni “in corsa” di lavoro alla Labor prima delle vacanze natalizie.  Ora, prendendomi il tempo giusto, quello del riposo e della riflessione, ho rivisto e riletto ogni vostro pensiero a partire da quelli del “mio team TRI”, degli altri team (e che dire del videomessaggio!) fino verso l’alto della Direzione. Non nascondo che mi sono lasciato prendere dall’emozione e dalla commozione e “con un occhio che piange e l’altro che ride” ho visto passare questi quasi sette anni di vita e di lavoro alla Labor Transfer.

Sono giunto alla Labor “in punta di piedi” (così mi diceva il mio TL nel maggio del 2013), che è sempre stato quel mio modo di agire, di ascoltare, capire e apprendere prima ancora di portare il mio punto di vista, le mie riflessioni e contenuti sia professionali che personali.

È stato per me, confrontato con un altro tipo di esperienza che mi ha provato duramente, un ripartire e un risalire capendo da subito dello spessore e della professionalità cui potevo contare nella quotidianità. Quel confronto professionale e umano che ci fa crescere reciprocamente in questo settore assai delicato di “sostegno” alle persone in transizione di carriera. Solo per questo dovrei già ringraziare molti di voi!

Certo, ci sono stati anche confronti critici, momenti di delusione, di qualche “boccone amaro” ma ogni volta, se penso agli ultimi tre anni di conduzione del Team TRI, mi è bastato incrociare i vostri volti, ascoltare i vostri bisogni e sapere di poter sempre contare “sulla squadra” in primis e sull’ascolto della Direzione. Ho sempre pensato che, quando si guida un gruppo, ogni tanto bisogna fermarsi, fare un passo indietro se necessario e aspettare che tutti ti raggiungano. Quel far sentire tutti partecipi con le proprie forze e con le proprie risorse.

Se penso da un punto di vista di “Chronos”, sono stati anni che mi hanno fatto vivere il cambiamento (interno ed esterno), di molti colleghi/e che hanno lasciato e di altri che sono arrivati, di progetti e di necessità di “pensare all’innovazione” nel settore formativo per essere sempre con quel passo avanti, di anticipare il mercato del lavoro e le esigenze dei committenti.

Sono stati anni di scommesse di contenuti, di passione nell’erogare formazione e di momenti conviviali trascorsi insieme. Momenti informali che ci hanno permesso di trascorre del tempo insieme e poter ridere di cuore su episodi, aneddoti d’aula e di gaffe fatte. Un tempo giusto che è di spessore, di opportunità di relazionarsi e di consolidare l’appartenenza ad un team e ad un’azienda. Quel tempo, appunto, del “Kairòs”.

Ed è proprio quel tempo che oggi mi porta a cogliere un’opportunità e un cambiamento che non è preso a cuor leggero, soprattutto perché lascio sapendo di aver svolto fino in fondo il mio compito con rispetto e professionalità con altri professionisti, perché in fondo siamo “persone normali che fanno cose speciali”.

"Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

Salpo dal porto sicuro della Labor e, parafrasando Seneca sul suo “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, mi ritrovo invece a scrutare l’orizzonte per navigare verso altre mete nel “mondo formativo” con spirito pieno di curiosità per cogliere altre sfide.

In questo viaggio, sono sicuro che le nostre rotte si incroceranno e, come qualcuno di voi ha scritto, certamente nel “Kairòs” che è quel tempo fatto di spessore e di valore.

Con questo mio pensiero, ringrazio ognuno di voi e come dicono i marinai “buon vento e mare calmo” per continuare questo nostro viaggio professionale e personale.

Grazie colleghe/i del Team TRI, grazie Labor, arrivederci!

Paolo Vendola
Team Leader TRI – Labor Transfer, Camorino

venerdì 26 aprile 2019

Manuela, il team e il dilemma del porcospino.

Gestire un team nel cambiamento.

Umbria, aprile 2019 – Sono a scrivere oggi, da qualche parte in Umbria vicino al Lago Trasimeno e dopo che un piccolo branco di cinghiali (composto da 4 adulti di cui due „bestioni“ in avanscoperta , e poi una dozzina di piccoli a seguire) ci ha attraversato la strada al rientro nella nostra struttura situata su un colle, in piena campagna. Anche qui, potente esempio di come anche un Team deve passare dal curare e prendersi cura di uno dell‘altro, perché se si è in squadra, si va’ nella stessa direzione, si vince!

Fuori dal tran tran quotidiano, e in fase riflessiva mi permetto di soffermarmi sulla partenza di una già collega e poi collaboratrice del team TRI: Manuela.
Ho conosciuto Manuela, quando faceva parte del Team 1 del TRIS, ed io entravo, nel 2013, a far parte del Team 2, due team distinti ma che poi svolgevano lo stesso lavoro di supporto a quelle centinaia di persone che, in una loro fase di transizione di carriera, cercavano „sostegno“ (ricordate la lettera „S“ di TRIS?) al loro ricollocamento nel mondo del lavoro. Poi ci siamo ritrovati in un unico team a portare avanti lo stesso progetto, per circa un anno, e poi nella sua nuova veste operativa a partire dal 2016 fino a quando mi sono ritrovato a gestire un team composto da 11 persone, tra cui Manuela.

Qui mi soffermo per ricordare il sorriso di Manuela, il suo stare nel team e per il team, a condividere i suoi stati d‘animo, ma anche una grande professionalità. Quando c‘era da „tirare il carretto“ (ricordo le fasi concitate di chiusura del bando nell‘aprile 2018) non si è tirata indietro a rimettere mani nella documentazione, nei piani lezione e supportarmi nel controllo generale prima di consegnare il tutto alla Direzione per l’imbastitura finale. Un crescere all‘interno di un team fatto anche di confronti „poco ortodossi“ o momenti di stress che generano tensione anche verso altri colleghi della nostra azienda, ma sempre nel rispetto dei ruoli, nel riconoscere i passi falsi e con un tornare al principio di una costruttiva relazione tra pari. Il suo sguardo attento verso i colleghi del team mi ha permesso anche di riprendere le misure e l’ascolto delle difficoltà del singolo quando mi sentivo e/o ero immerso nell’operatività e non trovavo spazio o il tempo per sentire gli stati d’animo all’interno del team. Sapere che c‘è chi può contribuire a „sentire la temperatura“ all‘interno di un gruppo lo ritengo valore importante per far crescere un team che divide una grande parte del proprio tempo sul posto di lavoro.
Qui mi giunge una seconda considerazione scaturita, dopo che ci si è ritrovati per una cena di saluto (sempre a Manuela), alla conclusione del primo trimestre di quest’anno che porta un po’ tutti a misurarsi in una nuova realtà di operatività congiunta in spazi a volte al limite della sopravvivenza tra „due“ team. Una cena, un momento conviviale in seno alla „mia“ squadra (due posti vuoti segnalano chi purtroppo per questo giro non ha potuto parteciparvi) che ha permesso dopo tre mesi di stemperare stati d‘animo, tensioni e di stare semplicemente insieme e ridere di cuore su episodi, aneddoti d‘aula e di gaffe fatte.

Ho osservato come in questo contesto, dopo tre mesi di lavoro a coppie nei corsi TRI alternandosi negli ADoC, chi si è aggiunto nel team proveniente da due altri progetti Labor si sia sentito accolto e parte della squadra: una sorta di team building „informale“ ma che ha permesso di amalgamare diverse persone. Un primo passo per unire!
Come in molte aziende, oggi si festeggia per un nuovo arrivo e poi si brinda per un’altra uscita. Una prassi che si ripete e che porta ogni volta a ri-misurare le convivenze e le relazioni nel suo interno, le tempeste che si generano alla ricerca di un nuovo equilibrio, scompensato da un’uscita.
Come persone, con diverse funzioni e ruoli, vedo poi applicato in pieno l‘effetto del „dilemma del porcospino di Schopenhauer“. Fino a che punto bisogna o si riesce ad avvicinarsi (lo spazio e le esigenze aziendali lo richiedono), per sentirsi a proprio agio e per garantire operatività, lo „stare insieme“ e seguire obiettivi di squadra o generali? Ragionando su questo concetto della prossimità limite, vi sarà sempre un‘autoregolazione delle distanze-vicinanze tra persone, alla continua ricerca di un equilibrio per gestire momenti comuni (progetti inter-team d‘area per esempio) e di sano distacco, perché ognuno deve raggiungere i propri obiettivi operativi e di progetto, proseguendo su quella rotta disegnata dalla Direzione e che ci vede tutti partecipi come unico equipaggio.

Paolo Vendola
Team Leader TRI

domenica 17 settembre 2017

TRISTibet 2017 - Un teambuilding per uno stile di conduzione e per conduzioni di stile.


Cronaca di una “scalata al Tibet ticinese” da parte del Team TRIS di Camorino. Un team building ben riuscito, con interessanti spunti di riflessione.

 

Camorino, agosto/settembre 2017 – Sono passate “solo” due settimane da quella giornata sapientemente organizzata dai collaboratori del Team TRIS di Labor Transfer che ha portato uno sparuto gruppo di persone a ritrovarsi insieme nel nucleo di Curzùtt per poi procedere all’attraversata del ponte Tibetano Carasc.
È partita un po’ in sordina, già prima dell’estate, l’idea di un momento di incontro “fuori sede” dove ritrovarsi e stare insieme come team (pensato come team building a tutti gli effetti), anche alla luce del cambiamento e l’inserimento di nuove risorse avvenute nell’interno stesso del team. A questo momento centrato sullo “stare insieme” è seguito poi una riunione efficace, una sorta di incubatore di idee e spunti di riflessione, anche in virtù dei grandi cambiamenti previsti per Labor e per chi opera nel nostro settore a partire già dal 2019.
Molte sono le emozioni e le riflessioni che sono scaturite da questa giornata e che danno un senso e il senso dello stare in un’azienda, del mestiere che svolgiamo al servizio delle persone. In prima battuta mi sembrava più semplice riportare una cronaca della giornata, ma riguardando alcune foto e rivivendo il momento “vissuto” mi par più sensato riportarlo sotto forma di episodi.

Episodio 1. Il sentiero e il senso dell’accompagnamento e supporto.

Per raggiungere il ponte tibetano partendo da Curzùtt le mappe e i relativi cartelli dei sentieri riportano una camminata “normale” di circa 40 minuti. Dopo una breve colazione all’Ostello, ci siamo incamminati con brio e allegramente come gruppo e tutti insieme: chi con bastoni da trekking, chi ha creato il proprio bastone ricavato da rami, insomma pronti e via!
Ma, già dopo il primo quarto d’ora e in seguito, si è visto prima il gruppo allungarsi e poi la testa del gruppo sparire tra boschi, rampe e salite e proseguire a ritmi diversi. Mi trovavo anch’io in prima battuta in cima, pian piano sempre più in coda (e già aspettavo gli ultimi…!) e poi, improvvisamente, a metà percorso ho sentito venire sempre meno le forze (diciamo che ero appena rientrato dalle vacanze e qualche aperitivo e relax di troppo hanno giocato la loro parte!) e mi sono ritrovato seduto su un tronco a riprendere fiato con mille pensieri per la testa. È stato qui che ho notato come un collaboratore (dalla verve un po’ da sindacalista per la precisione), era lì che aspettava, mi muovevo e ripartiva anche lui fin quando abbiamo ritrovato il gruppo e con mia grande meraviglia ho notato che anche altri collaboratori cercavano supporto e sostegno dai colleghi. Allora qui mi è venuto in mente di come anche nella nostra quotidianità lavorativa è importante poter contare sull’altro, sul collega: sia il chiedere supporto che ricevere supporto all’interno del team anche nel ruolo di team leader. Si può anche procedere a ritmi e modalità diverse ma lo sguardo verso l’altro, l’attenzione e il supporto diventano fondamentali per poter percorrere un sentiero nella stessa direzione. E poi, raggiunta quella meta comune, si può anche sorridere e rilassarsi sapendo di aver condiviso una “fatica comune” per raggiungere lo stesso obiettivo.

domenica 4 giugno 2017

Pour une reinsertion professionnelle à l’écoute de l’economie.

Lugano, 1 giugno 2017 – Si è tenuto a Lugano presso l’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale (IUFFP), la conferenza annuale dell’Associazione Limen. Quest’anno come ospite particolare é stato invitato Alain Cuennet, direttore di uno dei centri Orif (www.orif.ch) che sono, nella Svizzera Romanda, uno dei punti di riferimento riguardo l’inserimento e/o il reinserimento nel mondo del lavoro di persone che beneficiano di misure AI (Assicurazione Invalidità).
Le strutture della Orif, sono presenti su tutto il territorio della Svizzera Romanda con 10 centri di formazione professionale, specializzata nell’ambito AI e copre 25 ambiti di formazione professionale, garantendo l’accesso a 65 titoli di formazione professionale di base (AFC, CFP). Questo successo, così come lo ha presentato Alain Cuennet, è dovuto anche al modello specifico d’intervento, attento da un lato ai bisogni dell’economia, dall’altro un sistema atto a garantire il reinserimento di giovani e adulti con problemi di salute. Questo perché Orif può contare su una rete di contatti diretti sul territorio con imprese sensibili al tema di reinserimento e che, di fatto, tramite un accompagnamento individualizzato, creano i presupposti per un collocamento stabile di persone con oggettive difficoltà. Quindi, in sostanza, un reinserimento professionale che passa attraverso le sensibilità territoriali delle aziende, ma anche con l’anticipare i bisogni del territorio diventando dei facilitatori in un’economia in rapido mutamento favorendo l’inclusione sociale.