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Buon inizio e "bloggata" a tutti voi.
Paolo Vendola
mercoledì 25 giugno 2014
giovedì 5 giugno 2014
Labor World Cup - Brasil 2014
Cronaca di una
scatenata caccia alle “figù” all’interno della Labor Transfer a Camorino.
Camorino, 5 giugno 2014 - È partita un po’ in sordina, ma con
sempre più boato di adesioni e caccia alle “figù” la prima raccolta
ufficiale che ripercorre una delle più classiche raccolte di figurine di
calciatori di una nota azienda italica produttrice dell’album ufficiale delle
figurine previsto per i Mondiali di calcio “Brasile 2014”.
Tutto è nato circa un mese fa, da quel
genio e dalla genialità del coach/formatore Aldo del team TRI della Labor
Transfer di Camorino, ente specializzato nell’inserimento al lavoro di persone
in cerca di occupazione. Da questa idea, dopo un breve confronto con Michela
(Team Leader del settore TRI), in pochi giorni ha preso forma un album,
chiaramente e liberamente ispirato ai mondiali Brasil 2014, con una raccolta di
65 fotografie numerate e rigorosamente senza nomi di tutti (o quasi) i
collaboratori Labor Transfer che vanno dai rappresentanti della Direzione al
responsabile tecnico e delle infrastrutture. Tutti, ovviamente, organizzati in
squadre di chiara ispirazione disneyana di Biancaneve e i sette nani e relativo
Principe. Opera immensa se pensiamo al grande lavoro “artigianale” di Aldo che,
con i rudimenti dell’informatica, ha “scontornato” tutte le foto, le ha
numerate, ha elaborato l’album ed ha provveduto in fascia notturna a ritagliare
e imbustare (colpo di classe le buste con l’indicazione “Viel Glück - Bonne
chance!”) circa seimila foto di tutti i collaboratori!
È stato sufficiente la locandina in sala pausa con l’indicazione
dell’apertura delle vendite delle “figù” a partire dal 2 giugno, presso
il rivenditore ufficiale Michela C., che già il lunedì mattina del giorno
indicato, con il sole ancora nascosto tra le nubi, una folta folla di
collaboratori si recava ad acquistare l’album con la prima serie di “figù”
incluse nel prezzo. È stato a questo punto che ho osservato le scene più
incredibili di corse e rincorse a cercare volti e scambiare doppioni pur di
completare per primi “l’album delle figù”. Ho chiuso gli occhi per un
istante e mi sono rivisto come in un sogno con quei bambini a fine anni
settanta a correre per le strade impolverate del meridione a caccia delle
figurine dei calciatori e a giocarseli per accaparrasi quella rara e difficile
da trovare. Ma quello che stavo vivendo non era per nulla un sogno, ma la
realtà trasposta negli uffici della Labor al giorno d’oggi, con tutti i
colleghi trasformati in “cacciatori di figù”, facendo emergere dal profondo
quell’io-bambino sopito che cerca, nel “fantastico” gioco di ruolo che la magia
dell’album ha scatenato nei corridoi e negli uffici dei due stabili, il
contatto e la complicità dei colleghi.
Un potente esercizio di team-building ben riuscito
che ha coinvolto tutti (le cifre parlano di oltre sessanta album venduti!)
basti pensare ad alcune “espressioni” e “modi di dire” che questa
raccolta ha provocato in tutti. Ho ritrovato post-it gialli appiccicati ai
monitor di colleghi con la chiara indicazione:”Lory son passata per
recuperare Paolo… non darlo a nessuno, please! Passa pure da me con i tuoi
numeri mancanti…”
Nella prima tornata mi sono ritrovato anch’io ad esultare davanti ai
colleghi dicendo:”E vai, Aldo ce l’ho….!”, considerato elemento raro assieme a
Marco e al Principe. Ho sentito colleghi che parlavano da soli dicendo “Mi
manca la Silvia, mi manca l’Andrea…”, che fuori contesto può dare adito a
“serie preoccupazioni”. Oppure “Che c…, hai beccato una rara, te ne do
cinque se fai cambio…!” Quando si è affacciata in ufficio un collega che
cercava Amedea, il commento non è stato “Non
sappiamo dov’è” ma “No, l’Ame ce
l’ho…!”
Per non parlare di Viola al telefono con i colleghi del palazzo di
fronte che l’ho ritrovata a dire “Mi
manca la Silvia, ma ho in mano l’Aldo…” La stessa che poi sulla rete
interna aziendale IntraNos pubblica una grande foto esultante e sorridente per
aver completato l’album con scritto “ Carissimi tutti, Buona "righignada
de ong"....Il Principe Giò me lo cucco IO!!!:-x”. “ [N.d.r.:
“Carissimi tutti, mangiatevi le unghie, il Principe Giò me lo prendo io!”].
Persino stamani, per chi non ha potuto acquistare l’album il primo
giorno, ho sentito dire:”Ma guarda che non posso darti nulla!” così come
tra i quadri ho sentito dire:“Ne ho tanti di te e nessuno ti vuole…!”.
Questi solo alcuni momenti che hanno colorato e riempito di un sano
spirito di collegialità le mura della Labor, con colleghi in pellegrinaggio tra
i due stabili che ha permesso un vedersi e ri-vedersi in maniera informale e
sempre con un sorriso sulle labbra, nonostante la grande fatica degli impegni
quotidiani che questo mestiere comporta.
Un esempio di “lavoro di squadra” all’interno di un’azienda che
vede e può puntare al concetto di un’organizzazione che si consolida, cambia in
positivo, auto-apprende e cresce. Una spinta che viene dal basso, un
cambiamento che se curato va nella direzione del gruppo che diviene leva
strategica per la crescita aziendale perché vede il gruppo di collaboratori con
atteggiamento positivo e proattivo nei confronti della leadership e del
management. Come diceva Albert Einstein “abbiamo
bisogno di nuove riflessioni per
affrontare i problemi creati dai vecchi modi di pensare”.
Per questo ben vengano esercizi di team-building di questa portata che inducono a cambiare il
paradigma della conduzione verso una forma sociale legata alla maggior
relazione del singolo e tra i singoli individui all’interno dell’azienda.
Grazie a chi ha reso possibile tutto ciò alla Labor…
A proposito, chi ha il Principe Giò? Qui manca a tutti...!
Paolo Vendola
Cacciatore di “figù”
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