giovedì 30 giugno 2016

Innovazione, quo vadis?


«Formazione continua innovativa o innovazione della formazione? La coesistenza di forme nuove e moderne di erogazione di percorsi formativi, vanno nella direzione di quanto già, con il Messaggio ERI 2017 – 2020, il Consiglio Federale ha richiesto con un fondo di quasi 26 miliardi di franchi per finanziare le misure federali di promozione della formazione professionale, delle scuole universitarie, della formazione continua, oltre alla ricerca e all’innovazione. È un’ulteriore conferma di quanto l’educazione, la ricerca e l’innovazione rivestono nella crescita economica e nello sviluppo sostenibile del Paese».


Innovazione vs dispositivi di legge.

Quando pensiamo alla formazione professionale e continua, il pensiero va subito verso quella molteplice e variegata realtà che va sotto il cappello della formazione lungo l’arco dell’intera vita (programmi LLL[1] in tutte le sue sfaccettature) da un lato e su quel panorama di formazione formale e non formale che, grazie all’approvazione del nuovo dispositivo di legge della LFCo[2], si va delineando su tutto il territorio federale. Già pensando a questo grande evento atteso da anni, vista come innovazione a tutti gli effetti, si pone il quesito di cosa sia effettivamente innovativo e di cosa in realtà è sostanzialmente disciplinato o si è voluto disciplinare con un disegno di legge. In fondo, da diversi anni ogni Cantone con proprie modalità ha attivato forme di interventi formativi sussidiati passandoli come “innovativi” sistemi di aggiornamento e/o di riqualifica professionale per persone in transizione di carriera, ma anche per quanti sentono l’esigenza di uscire da un profilo professionale oggi ritenuto fin troppo generalista e non specialistico rispettivamente al proprio settore professionale.



Ruolo delle nuove tecnologie didattiche.

Sempre più, oggi, si notano nei contesti educativi, l’attivazione di tecnologie ad uso didattico, dove si affianca alla didattica tradizionale una assistita dalla tecnologia informatica (blended learning), che va ad arricchire in molti casi la modalità di erogazione in un contesto formativo. Parlare di nuove tecnologie, spesso, è abusato in quanto si tratta comunque di un’evoluzione di supporti tecnici sempre più spinti (se pensiamo alla IoT – Internet of Things nella vita quotidiana o l’e-learning basata su sistemi LMS[3]), rispetto agli strumenti tradizionali che vanno dalla semplice lavagna luminosa a quella, per molti anni più evoluta e più utilizzata, del beamer (creazione di presentazioni multimediali) che ha permesso di variare l’erogazione della formazione in tutte le sue forme. In questo caso specifico, quindi, cambia la modalità di erogazione di una formazione, ma il contenuto rimette in gioco “le cose vecchie” vestite di nuovo o comunque rese più interessanti grazie all’interazione maggiore che è possibile ottenere con il discente, grazie ad una forma di didattica cooperativa e condivisa. Già durante la mia pratica professionale, ho constatato come anche le “nuove tecnologie” non migliorano l’erogazione dell’attività formativa, soprattutto se utilizzato in modo approssimativo: preparare una buona lezione con strumenti innovativi, spesso assorbe molte energie e tempo; entrambe, sovente, non sono fattori remunerati o messi a disposizione dall’organizzatore. Questo significa che la tecnologia rischia di essere un elemento di svantaggio piuttosto che a supporto se non contestualizzato o condiviso tra formatori e organismi dirigenti. In questo caso, quindi, si verifica una sorta di dicotomia tra i così detti “nativi digitali” (le nuove generazioni) e chi eroga formazione usando strumenti classici o poco propensi al cambiamento e all’orientamento verso le nuove tecnologie applicate nei contesti formativi. Si tratta ancora di formazione di percorsi tradizionali, ma con strumenti innovativi più vicini alle nuove generazioni (non necessariamente la facilità all’uso e la dimestichezza verso le TIC implica anche la piena consapevolezza degli aspetti correlati al tema della “reputazione digitale” che tocca anche aspetti etici e giuridici).



Verso nuove sfide formative?

Il sapere in tutte le sue declinazioni, costituisce un capitale fondamentale per un Paese che va a pari passo con il capitale umano su cui l’economia investe in tutte le sue forme tramite aziende, privati e pubblico che erogano percorsi formativi di ogni genere. Il Consiglio federale ha dedicato un preciso indirizzo politico al settore ERI[4] (educazione, ricerca e innovazione) che ha portato a formalizzare linee direttrici guida in concertazione con i Cantoni e con il mondo economico. Con queste premesse, le misure di promozione prevedono tre linee di sviluppo: educazione, ricerca e innovazione, promozione del sistema Paese (sostenibilità e competitività). Si evince, quindi, la necessità di garantire un’offerta formativa vasta e permeabile più vicina alle esigenze di un’economia con processi produttivi che cambiano velocemente e che ha bisogno sempre più di specializzazioni innovative con il supporto di forti competenze in materia di ricerca, sviluppo e innovazione. Questo a mio parere, significa che oggi vi sono sicuramente formazioni continue innovative che sono fortemente correlate ai nuovi processi produttivi ad alto impatto tecnologico (quindi la necessità di manodopera altamente qualificata e specializzata), ma si ri-ritrova pure la formazione “tradizionale” che acquisisce una veste innovativa grazie alle tecnologie digitali utilizzate, ma che riprendono vecchi mestieri e vecchi saperi: anzi alcuni sono addirittura “ri-scoperti” se pensiamo al settore artigianale diffuso e promosso grazie alle nuove tecnologie.





Paolo Vendola

Education Permanente «EP» 2016-2 SVEB-FSEA


[1] LLL (Lifelong Learning e tutti i relativi programmi di formazione continua proposti sia a livello svizzero sia a livello europeo).
[2] Legge Federale sulla Formazione Continua approvata il 20.06.2014 dal Parlamento; il 25.02.2016 il Consiglio federale ha approvato l’ordinanza sulla formazione continua, con entrata in vigore insieme alla LFCo il 1° gennaio 2017. Uno dei principi cardini è la responsabilità: la legge stabilisce che ogni persona è responsabile della propria formazione continua.
[3] Learning Management System: sono intese tutte quelle piattaforme digitali che permettono l'erogazione dei corsi in modalità e-learning (formazione a distanza) e sta alla base della distribuzione di tutti i corsi on-line. Queste piattaforme spesso sono correlate con gli LCMS (learning content management system) preposti a gestire, invece, i contenuti.

[4]  Vedi messaggio del SEFRI (Segreteria di Stato per formazione, la ricerca e l’innovazione) sul tema del Promovimento 2017-2020.

Link e riferimenti bibliografici/sitografici: